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pida fama a cui era salita quell’università, istituita dal duca di Braunschweig. Colà venivano accolti, senza distinzione di scuole, gli ingegni forti e seri, e perciò professori di alto grido reggevano le varie cattedre e la scolaresca vi accorreva numerosa da tutte le parti.

Il terreno era propizio per Bruno. Egli subito fu inscritto nell’albo dell’Università, tanto più che anche ad Helmstäd era già incominciata a spargersi la fama del suo nome.

Il 3 maggio 1589 il duca di Braunschweig moriva, e Giordano Bruno, nella solenne commemorazione funebre, lesse in onore del defunto monarca una Oratio consolatoria, di così elevato concetto, che attirò, sopra di lui, l’attenzione del Corpo Accademico dell’Università e l’ammirazione della scolaresca.

Ad Helmstäd Bruno si diede indefesso a lavorare ad una nuova esposizione della sua filosofia, cercando di darle un fondamento più matematico che metafisico.

Nondimeno anche in questa città Bruno non doveva vivere a lungo tranquillo.

Incominciò col lottare contro Daniele Hoffman, spirito intollerante d’ogni novità; poi tra lui e Boetius, sovraintendente di quella chiesa evangelica, insorse grave contesa in materia di religione, ed il Boetius, capito che colla sola forza degli argomenti, con un competitore come il Bruno, non l’avrebbe spuntata, lo scomunicò senz’altro. Il Nolano protestò contro quella scomunica, ma indarno; poichè grazie all’invidiosa opera di Boetius, egli, presso gli evangelici, era venuto in fama di uomo senza religione, di maniera che accortosi d’aver intorno a sè nemici numerosi e invisibili, dovette lasciare anche Helmstäd.