Pagina:Rubagotti-bovio-giordanobruno.djvu/43


— 33 —


» Crede temerariamente, dice il Nolano, chi si stima di poter credere senza ragione.

» Il non far uso della ragione nella ricerca del vero, è un dar prova di ingratitudine a Dio, che ce la donò, perchè la adoperassimo nel rintracciarlo.

» Chi si sofferma nella ricerca del vero mostra di temere che la verità e la luce possano opporsi alla vera verità ed alla vera luce.» (D. Berti, Vita di G. Bruno).



Sia che le sue dispute facessero insorgere i dottori della Sorbona in massa contro di lui, così da sopraffarlo, o fosse causa la scoppiata guerra civile tra la Lega e gli Ugonotti, il fatto sta che la seconda dimora di Bruno a Parigi non durò a lungo, perchè nel giugno del 1586, egli lasciava questa città, per recarsi in Germania, sempre animato dal desiderio d’affrontare nuove lotte e nuovi pericoli, in difesa delle sue teorie.

Egli abbandonava la Francia, solo, povero, come quando vi era entrato la prima volta, ma sempre ricco di fede e di entusiasmo giovanile.

Certo, però, in cuor suo dovette provare un gran dolore, nel dire addio a quella nobile nazione, ove aveva disseminato tanti proseliti. Le dispute, i trionfi della Sorbona, le alte relazioni contratte, le cortesie ricevute alla Corte di Enrico III, erano troppo seducenti ricordi, perchè facile ne potesse esser l’obblio.

Ma più di tutto dovette riuscirgli amaro il distacco dalla nobile famiglia dei Mauvissière, la cui larga ed affettuosa ospitalità tanto aveva giovato ai suoi studii