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Quest’essere discende verso di noi come noi ci eleviamo a lui; esso sviluppando la propria unità genera la varietà e l’infinità degl'esseri producendo la specie e i generi, non affetta nessun numero, misura, relazione; rimane uno e indivisibile in tutte le cose. L’universo è uno perchè è tutto; dunque è infinito, e quindi immobile, perchè l’infinito moto corrisponde all’immobilità. Se è immobile non ha uopo di motore. I mondi infiniti in esso contenuti muovonsi per principio interno, che è la propria anima; e però è vano cercarne il motore estrinseco. - Dio adunque empie tutte le cose, compenetra tutte le parti dell’universo ed è tutto quanto in tutto il mondo come in ciascuna sua parte.
I sensi sono incapaci di rivelarci l’essere e la sostanza; non ce ne fanno conoscere che l’apparenza e il finito, la parte e non il tutto. L’infinito, il necessario, che è il vero scopo della scienza, non può essere concepito che dalla ragione.
Dalle discipline filosofiche di Bruno, nelle quali questi si è svincolato da ogni rivelazione sovrannaturale, procede come da sorgente la filosofia moderna che le ha svolte, sviluppate, ampliate e sottoposte ad un metodo rigoroso.
Da Bruno procede Cartesio. È di Bruno quella verità di Metodo che G. Reynaud attribuisce a Cartesio e dichiara irrefragabile: «Noi non conosciamo in sè medesima la sostanza o l’essere che è in sè e per sè. Che dico? noi non conosciamo alcun essere propriamente parlando. In noi non si trovano che idee, e un’idea non rappresenta mai altra cosa che l’attributo d’un essere».
Procede Spinoza: - tutto ciò che è, non è che modificazione divina.