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l’ironia, colorendo in tal guisa maggiormente il suo dire. L’audacia delle immagini nuove, trascina i giovani spiriti, vinti dalle sue teorie e mette in iscompiglio i vecchi campioni della scolastica.

«Con molto accorgimento1 Bruno intercalava alle opinioni Lulliane le sue, faceva applicazioni ingegnose e nuove, procedeva con rapidità dai particolari ai generali, e spesso dagli intricati laberinti dell’arte mnemonica, levavasi nei luminosi campi della metafisica, della fisica e dell’astronomia. La sua parola ora correva chiara ed elegante, era incolta ed irta di vocaboli astratti, ma sì meravigliosamente pronta, in qualsiasi subbietto, che gli animi degli ascoltanti n’erano rapiti. Usava a quando a quando motti arguti e vivaci; abbondava in comparazioni, in metafore, in citazioni. Prometteva grandi cose, e le promesse accompagnava con parole vaghe e misteriose che eccitavano vivamente la curiosità e l’attenzione degli uditori. Insegnava con passione, ed amava dissertare all’improvviso sopra qualsiasi problema o questione. Non solo rifuggiva dalle dispute, ma le cercava, come quegli che aveva coscienza del suo valore ed ambiva di porre a prova e riprova il suo ingegno e la sua dottrina. Esponeva chiaramente pensieri e proposizioni trascendenti e difficili a bene significarsi, oscuratamente osservazioni e giudizi di poco momento.»

In seguito al successo delle sue lezioni, gli venne offerta una cattedra di professore titolare, che da lui fu rifiutata, perchè non voleva sobbarcarsi all’obbligo d’andar alla messa ed agli altri uffici divini, cui i

  1. Domenico Berti, Vita di Giordano Bruno.