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Dopo Chambery sostò egli a Ginevra, in quel tempo rifugio di molti fuorusciti evangelici italiani, e non convenendogli, in quella città di riformati, l’abito del frate, indossò la cappa e la spada del cavaliere.

Per guadagnarsi la vita entrò egli come correttore di bozze in una tipografia, non desistendo, per questo, dallo studio, e dall’esame delle dottrine calviniste ed evangeliche, che avevano a Ginevra i più illustri sostenitori.

Da molti si ritenne che in quella città Bruno abbracciasse il calvinismo, ma questo fatto è addirittura inverosimile, quando si consideri i principî che animavano il frate di Nola; il suo pensiero andava molto al di là delle dottrine teologiche di Calvino ed il fanatismo che aveva sacrificato Servet1 non poteva che essergli odioso.

Il mestiere di correttore di bozze era troppo mal retribuito, perchè Bruno ne potesse ritrarre di che vivere, eppoi Ginevra non era campo di sue battaglie, onde se ne venne a Lione, dove, convenendo colà per ragioni di commercio molti italiani, aveva in animo di fermarvi alcun tempo dimora.

Ma anche qui non gli fu possibile trovar occupazione per sopperire a’ suoi bisogni, così che dopo pochi giorni riparti in cerca di miglior fortuna.

Scelse d’andar a Tolosa, attrattovi dalla fama di quell’università, che, in quel tempo, contava ben diecimila scolari, accorrenti da tutte le parti per apprendere le scienze giuridiche.

Dopo tanto vagare, durante ben un anno e mezzo,

  1. Filosofo che venne abbruciato vivo dai calvinisti sopra una piazza di Ginevra.