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mente le sue idee, scrivendo alcuni componimenti nei quali appariva chiaro di quanto egli già si fosse allontanato dalle credenze religiose imposte dalla Chiesa. Dalla fede d’un monaco cattolico egli si slancia agli estremi limiti del dubbio e dello scetticismo. Lutero si era limitato a trasformare il mistero dell’eucaristia, credendo coscienziosamente di ricostituirlo alla sua purità primitiva; Bruno invece attacca la forma e il fondamento, perchè egli nega la divinità di Gesù Cristo, base della eucaristia e di tutto il cristianesimo.
Onde sul principio del 1576 il padre provinciale dell’ordine, fra Domenico Vito, sulla scorta di quegli scritti, e dietro denunzia di parecchi frati, compagni di Giordano, lo accusò d’eresia, elevando una lunga serie di articoli contro il giovane monaco, per aver deviato dai dettami della Chiesa.
L’accusa per Giordano Bruno era pericolosa. Nel convento, fra i suoi compagni s’era formato un partito molto ostile contro di lui, tanto che si cercava di riandare tutti i più piccoli fatti della sua vita trascorsa, per aggravare sempre più la sua posizione.
Capì che questa volta avrebbero proceduto a suo riguardo con tutto il rigore, e poichè alla sua bollente gioventù male convenivano le anguste pareti d’un carcere, risolse di fuggire dal convento di S. Domenico, prima che si incominciasse il processo.
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Spiato il momento opportuno evase dal chiostro e uscito da Napoli prese pedestremente la via di Roma.
Incominciava, in tal guisa, le sue travagliate peregrinazioni, che dovevano più tardi condurlo attraverso all’Europa e levare a sì alta fama il suo nome.