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uscivano mai da Porta Nuova, dove, alle volte, v’era un po’ di gente, ma erano condotti a passeggiare ne’ luoghi più deserti.

Egli passava gran parte del giorno e della notte chiuso solo nel suo studio, tutto dedito, con indefessa alacrità, al compimento di un’opera che dovea essere eminentemente umanitaria. Voleva rivolgere la mente dei legislatori e il cuore dei filantropi su tanti popoli diseredati dai benefizi della civiltà, e fra i quali, nei suoi viaggi, egli aveva vissuto intimamente per meglio conoscerne i dolori e i bisogni. Lo spirito di carità non aveva limite in lui, e però sperava arrivare col concorso del suo lavoro e del suo ingegno là dove non poteva giungere col generoso impiego delle proprie ricchezze.

Il libro dunque del Santasillia non era quello del letterato, ma il libro dello statista e del filosofo. Lo zio cardinale era morto, e Andrea non mandava più soldi all’obolo: credente, voleva diffondere la fede, non come seme di discordia e di lotte, ma come apportatrice feconda di ogni bene. Egli sentiva di essere incorso nella