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Ma, invece, anche il tempo preparava un nuovo spasimo al suo cuore: il più atroce, il supremo.
Lasciandosi guidare dai suoi amici e dai consigli dello zio Cardinale, egli s’era rifugiato, per quei giorni, in Isvizzera; ma poi, quando seppe che l’Adele (ch’era stata condotta nella villetta di un suo zio in Valpantena) era caduta gravemente ammalata, ritornò subito in Italia e corse a nascondersi, per essere quanto più vicino alla sua fanciulla, in una casuccia di contadini, al di là di Grezzana.
Allora successe in lui uno strano mutamento: dimenticò tutto, anche la morte del Parabiano, per non avere più altro che un pensiero, un’ansia: la guarigione dell’Adele. Scosso, affranto da tante sventure, vi ravvisò la collera di Dio che egli aveva offeso accettando il duello; e si pentì dello spirito di rivolta, che in sulle prime aveva preso l’animo suo, si diede per vinto, ritornò umiliato alla fede e pregò, implorò per quella guarigione con un fervore nuovo, che il disordine della sua mente indebolita spingeva fino ai