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Non il Parabiano, ma fu il Santasillia che gettò un grido terribile: i secondi, i testimoni, i medici accorsero prestamente per sollevare il ferito, già tutto sparso di sangue. Egli si era fatto bianco in viso, ma pure sorrideva; colla voce fioca balbettava ancora qualche parola di scherzo coi medici affaccendati e coi padrini, e quando fu medicato volle stringere la mano al suo avversario che lo guardava muto, colla più cupa disperazione impressa sul volto.

— E così? — domandarono premurosamente i padrini ad uno dei medici, appena il Parabiano fu adagiato nella vettura che dovea ricondurlo in città.

— È un affare grave, molto grave: la punta gli è penetrata assai nell’addome... Staremo a vedere.

Poi il medico scosse la testa e non aggiunse altro. Nessuno più fiatò per tutta la strada.

Ma, la mattina dopo, una lugubre voce correva per le vie, penetrava in tutte le case di Verona. Crocchi di persone si formavano qua e là,