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simpatia, pure le formalità, l’uso, i rispetti umani, tentavano di ficcarcisi in mezzo.

— A chi doveva rivolgersi?... Al suo tutore?... E da chi, e come doveva farsi presentare?... — E così, mille dubbi sorgevano, mille difficoltà, tutte in effetto di lieve o nessuna importanza, ma pure, al primo apparire, inquietanti.

Quel giorno doveva appunto andare a pranzo dalla contessa Giustiniani, sua parente; una buona signora, piena di tatto, che conosceva, che vedeva tutta Verona e che gli era affezionatissima: ebbene, si sarebbe consigliato con lei.

Ah, fiol mio! — gli rispose la vecchia signora sprofondata nella sua poltroncina, accanto al caminetto, mentre accarezzava le orecchie a un piccolo levriere, che si teneva accucciato sulle ginocchia. — Ah fiol!... Bellezza molta, ma bezzetti pochi in quella casa!... Del resto, riguardo alla puta, non posso dir niente; non la conosco. Ma, gli altri... teste mate; teste mate!... Il padre... un esaltà: ha sempre fatto il rivoluzionario È scappato di casa nel quarantotto; è stato in pri-