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tacamere, aveva scagliato, per altre ragioni, contro il Municipio di Vicenza. Ma, finalmente, le fu mandato anche il certificato d’ammissione all’ospedale, e vennero presto anche du’ omini colla barella a prendere l’Agnese. Nel distendere sul lettuccio il misero corpicciuolo della ragazzina, que’ due burloni, grossi e tondi, si misero a sorridere: «C’era pericolo che si perdesse nella barella, tanto era piccina!»

Agnese, colla voce debole debole, ringraziò ancora il signor Conte, mandò un bacio a Rosalia, e domandò perdono di «tutto» alla signora Contessa. Ma a questo punto le viscere della Portomanero si commossero in modo straordinario e finì col fare i lucciconi. Baciò e ribaciò l’Agnese, le promise che sarebbe andata a trovarla; l’assicurò che, appena guarita, l’avrebbe subito ripresa, e a edificazione degli infermieri che la confortavano vedendola afflitta in quel modo, le colmò il lettino di aranci e di dolci, e volle ancora che bevesse due dita di fernet.

Poi, otto giorni dopo, appena finita una scena