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tiranni minimi 217


mettere il suo piattino d’avena per il buon asinello vicino al vassoio ricolmo di Rosalia, e pregò, pregò, pregò tanto che finì per assopirsi così inginocchiata, col capo appoggiato sul saccone. Allora sognò la mamma bella che le veniva incontro alla fermata della diligenza; sognò il prato dietro la casuccia, sparso di margherite e di papaveri rossi sfolgoranti, e sognò di correre con Menico all’aria aperta accompagnata dai latrati festevoli di Parigi, che echeggiavano nella valletta tutta verde.

Fu destata assai prima di giorno dalle grida di allegrezza della piccola Rosalia. — Si vestì lesta, lesta, col cuore che le palpitava; ma non osò correre in salotto, non osò muoversi, aspettando di essere chiamata... — Ma perchè tardavano tanto?... Che non vi fosse nulla per lei?... — E affrettatamente, ma con un fervore intenso, supremo, recitò un’altra avemmaria.

— «Tata, Tata!» strillò infine la padroncina.

La chiamavano! Dunque la Santa l’aveva esaudita!...