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e non osando gridare. Invece si guardava intorno smarrita, cercando la mamma sua; ma la mamma era l’unica donna della casa, e dopo aver lavorato «cogli uomini,» mentre essi cenavano, usciva a raccogliere l’erba pel somarello... E il gattaccio continuava sempre a leccare, e leccava finchè Parigi, vedendolo, gli si avventava contro ringhiando... L’altro faceva le fusa, drizzava il pelo, soffiava, poi, via come di volo verso una tana sotto il tetto, e spariva... Parigi dietro, abbaiando, rovesciando la scodella di Agnese.

— «Parigi!... qua!... To'!... canaglia...» e giù parolacce e bestemmie.

Parigi, colla coda tra le gambe, tornava lentamente sotto la tavola: il gatto adagio adagio rientrava in cucina per un altro buco, e la bimba, ancora tremante, raccoglieva col cucchiaio la broda colata in terra.

Ma per altro, in mezzo a que’ cattivi, c’era di buono, oltre la mamma e Parigi, anche il cugino Menico: un ragazzetto di pochi anni più grande di Agnese. Ed anzi, qualche tempo dopo,