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ciulla, nè si era curato di domandarlo. Il nome l’avrebbe forse mutata? No; dunque non gli premeva di conoscerlo. Egli godeva l’incanto di quella figuretta gentile, di quel volto soave, di quegli occhioni azzurri e profondi, che guardandoli, gli accarezzavano l’anima; e però aveva finito, durante quelle messe troppo brevi, a pregare Iddio colla mente, e ad adorare col cuore la bella fanciulla. Ormai, fra loro due, s’intendevano, e le formalità mondane, che ancora, in apparenza, li tenevano divisi, erano state superate dal loro spirito. Si guardavano, ed era assai più che non si parlassero; si guardavano ed erano felici, perchè dicevano l’uno all’altro che si volevano bene. E insieme amavano tutti e due anche quella chiesa dove si erano incontrati, quella pace solenne, quel tepore molle e insinuante, quella luce tranquilla, quel pio raccoglimento e infine quella bella Madonna dell’altare, ch’era la loro Madonna.

Il giovane innamorato subiva seduzioni dolcissime, tanto più forti quanto più erano intime.