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con mio marito, ma non mi riesce di vederlo vestito bene; e anche quando gli fo fare per forza un abito nuovo, non c’è versi che lo voglia mettere e invecchia nell’armadio.»

Ci sono delle persone che fanno come i cani; si conoscono all’odore. Così era successo al conte Venceslao coll’Orsolina, che l’aveva incontrata a Vicenza, dove egli era professore in un istituto privato. E avevan potuto annusarsi a loro agio, chè l’Orsolina era figliuola appunto della padrona di casa, dove il professore era andato in pensione. Tutti e due vani, tutti e due pitocchi, tutti e due erano boriosi di quel titolo, che avrebbero potuto sbatacchiare sul muso «ai plebei arricchiti», e che li avrebbe compensati di tutti gli stenti della lor condizione.

Il conte Venceslao per altro aveva creduto che la sposa dovesse ereditare qualche soldo alla morte della mamma, e l’Orsolina aveva sperato in qualche aiuto dal nobile parentado, che sentiva tanto vantare. Così tutti e due, si erano presi a vicenda come si prende una medicina,