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ghiando, ed egli strinse, si avvinghiò alla Baby come un disperato baciandola pazzamente sui capelli, sulle vesti, sul collo...

— È un vigliacco!... Mi lasci andare! Lo odio... Aiuto! — gridava la Baby, tremante di collera e di spavento, e per tentare di liberarsi e per iscansare i baci gli graffiava le mani e il viso. Ma Andrea non udiva quelle ingiurie, non vedeva le lacrime, non ascoltava quelle preghiere, e le soffocava i gridi e i singhiozzi con le labbra roventi, mormorando parole rotte, febbrili, a volte appassionate, a volte feroci, in cui l’odio e la gelosia si confondevano con l’amore.

— Lo odio!... Vigliacco! Lo odio! — Ma poi, a un tratto, pure in mezzo allo spavento e al ribrezzo, la Baby ebbe un sussulto di gioia; e cacciando la mano contro la bocca di Andrea, e piegando il capo riverso, gridò con tutta la forza e l’esultanza dell’anima sua: — Giuliano! Giuliano! Aiuto!

Sulla strada che conduceva alla villa si udiva allora il rumore lontano di una carrozza e il tintinnio acuto delle sonagliere.