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focava; dinanzi a quel letto soffriva turbamenti nuovi e terribili. Rimaneva immobile, cogli occhi fissi nella faccia di Marco Baldi (l’unico punto dove li poteva tenere senza soggezione), ma intanto vedeva, osservava, studiava tutto d’intorno a lui.

Sul tavolino accanto al letto, c’era il ritratto di Giuliano, e lo avea fatto fremere, come lo faceva fremere la Baby quando si muoveva per accomodarsi colle mani il grosso volume dei capelli, quando cercava sul letto, dove l’aveva buttata, la scatolettina delle caramelle, e quando girava e batteva colla punta dei piedini irrequieti, sotto la coperta grossa di stoffa antica. E, come se tutto ciò non bastasse, c’erano anche le spiritosaggini e i commenti di Marco Baldi, che aumentavano le sue angoscie e lo tenevano in continua agitazione.

Il Baldi scherzava a proposito dell’altro cuscino, accanto a quello della Baby, che rimaneva sempre vuoto, e la Baby, dopo aver arrossito un poco, sorrideva, confessando di essere stata cattiva e ingiusta col suo Giuliano.