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Quando il Santasillia entrò nel salotto, la Contessina lo salutò con un cenno del capo e un sorrisetto esprimenti una certa maraviglia birichina; ma continuò a cantare, accompagnandosi al pianoforte. Il Damonte, in piedi vicino a lei, le voltava le pagine della musica e salutò Andrea, come Scipio Spinola, senza dir motto: mentre il Baldi, che stava leggendo sul canapè, si alzò, e in punta di piedi, gli andò incontro per istringergli la mano.

La Baby cantava con anima e con passione.

Aveva le guance rosee e il seno ansante, strappò gli ultimi accordi col tintinnio dei braccialetti, curvando, protesa sulla tastiera, la personcina flessuosa, scintillante di jais, poi, fra gli applausi de’ suoi caldi ammiratori, si voltò verso Andrea, girando sullo sgabellino:

— E così? — esclamò ridendo; — il nostro benamato cugino, non ha potuto resistere, e ha smesso il broncio? Sa, ha fatto bene a venire. Sono forse gli ultimi giorni che rimango in questo eremo, ameno sì, ma noioso alquanto!... Lo