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Ma lasciando a parte le considerazioni politiche, ritorniamo al diritto, e fissiamo i principii intorno a questo importante punto. Il diritto, che dà il patto sociale al sovrano sovra i sudditi, non oltrepassa i limiti della pubblica utilità1. I sudditi non debbono dunque render conto al sovrano delle loro opinioni, tranne che quelle opinioni importino alla comunità. Ora importa allo stato, che ciascun cittadino abbia una religione, che gli faccia amare i suoi doveri; ma i dogmi di quella religione non interessano nè lo stato nè i suoi membri, tranne che quei dogmi si riferiscano alla morale ed ai doveri, ai quali colui che la professa è tenuto di satisfare inverso altrui. Ciascuno

  1. Nella repubblica, dice il marchese d’Argenson, ciascuno è perfettamente libero in ciò che non porti nocumento agli altri. Ecco il limite invariabile, che non si poteva stabilire più esattamente. Io non ho potuto resistere al piacere di citare qualche volta quel manoscritto, quantunque non conosciuto dal pubblico, per rendere onore alla memoria di un uomo illustre e rispettabile, che fin nel ministero aveva serbato il cuore di un vero cittadino, e delle viste giuste e sane intorno al governo del suo paese.