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delle sanzioni con una provvisoria esclusione dell’Italia fascista. (E anche in questo campo Mussolini ha preso l’iniziativa ritirando Aloisi da Ginevra).

Ma resti ben chiaro che siamo all’ultimo atto e che non sarà a guerra finita che le potenze troveranno la decisione e la forza per ricacciare l’aggressore.

Questa vittoria totale non significa, naturalmente, che la storia si arresti. La storia continua. Gli eventi di questi mesi ne accelereranno anzi il ritmo formidabilmente.

Ma ciò significa che in Italia siamo arrivati ad una svolta importante. Un periodo finisce. Uno nuovo se ne apre. Nulla sarebbe più stolto, nulla darebbe più la misura della nostra impotenza a capire e a reagire, che il continuare come se nulla fosse sui vecchi solchi, in una agonia indegna, sofisticando sul successo avversario o mantenendo accese delle speranze di rovesciamento all’ora ultima.

Meglio riconoscere con franchezza virile che il fascismo, almeno sul piano interno che è poi quello che più di ogni altro ci concerne, esce rafforzato, consolidato da questa crisi. Molta gente che ancora riteneva possibile una rapida soluzione e conservava vivi dei rancori, si convertirà al fascismo. Altri si rassegneranno. L’urto sociale sarà ancora deviato e contenuto. Si entra in una fase di liquidazione relativa per gli uni e di stabilizzazione relativa per gli altri. Una serie di fenomeni del dopoguerra che avrebbero potuto essere decisivi per l’opposizione avranno


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