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cee, dà un bell’esempio di coerenza, ma fissa la sua dimora nei cimiteri.

Rispettiamo pure la coerenza dei vecchi. Ma i giovani debbono fare punto e da capo; rompere bruscamente; spogliarsi dei vecchi idoli cerebrali per dire pane al pane e vino al vino; per vedere insomma che cosa accade, che cosa è realmente accaduto in questi anni, e ripensare tutti i problemi dalla radice.

Per conto nostro l’esperienza della Sarre ci conferma la verità di due tesi che abbiamo già sostenuto con grande scandalo dei marxisti ortodossi: potenza ancora grande dell’idea nazionale, specie nei paesi di più recente unità, come la Germania e l’Italia dove, assunta a mito, si fa strumento della demagogia reazionaria; assurdità di concepire e condurre la lotta contro il fascismo su piano estensivo e di massa.

L’internazionalismo astratto, coreografico, da Congressi, più o meno mondiali, ha fatto il suo tempo: è un mito burocratico (II), o è un asservimento alla politica russa (III). Come già altra volta scrivemmo, l’internazionalismo, per esistere, deve salire dal basso verso l’alto, farsi positivo, vivere prima nella personalità singola, nella classe, nella patria. La rivoluzione italiana avrà vigore e valore internazionale non in ragione del bollo delle Internazionali, ma in ragione della validità universale dei suoi motivi e della concretezza europea della sua politica. (Internazionalisti al cento per cento, e voi, comunisti ortodossi, perché non riconoscete ad alta voce le esperienze dell’esilio?

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