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Dopo la collezione di disfatte degli ultimi anni, sarebbe stato opportuno risparmiare ai combattenti per la libertà in Europa una nuova grossa sconfitta proprio sul terreno più dolente, quello del suffragio. Ma pare che le sinistre abbiano in Europa il sadismo della sconfitta. Il fascismo ha scelto come motto «Me ne frego». L’antifascismo: «Se non sono legnate non le vogliamo». I due motti riescono, ahimé, complementari.
Anziché dare una battaglia impossibile in nome dello «statu quo» - parola d’ordine assurda per forze rivoluzionarie, giacché suona attesa, difesa, rinunzia, conservazione — sarebbe stato forse meglio creare, a fianco del plebiscito, ufficiale, un plebiscito libero in cui la dichiarazione di voto per il ritorno alla Germania si accompagnasse con una dichiarazione di fede nella libertà e con un impegno di lotta per una Germania e un’Europa libere. Si sarebbe avuto allora non Fronte Tedesco contro Fronte della Libertà - «statu quo», ma Fronte Hitleriano contro Fronte della nuova Germania. I voti, per pochi che fossero stati, avrebbero avuto un enorme valore ideale, avrebbero segnato l’inizio di un’offensiva e non fornito una contro-prova della sconfitta del 1932.
Senno del poi, si dirà. Ma come s’ha da fare? Se si avanzano critiche in precedenza, si è accusati di sabotare la battaglia in corso. Se si avanzano dopo, si è accusati di giudicare a cose fatte.
La verità è ormai chiara, e chi non l’ha ancora
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