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egli contribuiva largamente alle spese per il movimento antifascista. Mussolini, facendolo assassinare sperava che il settimanale “Giustizia e Libertà”, fondato e diretto da Carlo, avrebbe cessato di uscire quando l’opera e i contributi di Carlo fossero venuti meno. Poteva sperare che tutto il movimento che si era sviluppato intorno a lui in Italia si sfasciasse e che la sua morte seminasse il terrore fra gli antifascisti fuori d’Italia. Colpisci il pastore e si disperderanno le pecore.
Ordinando l’assassinio di Carlo Rosselli, Mussolini intendeva schiacciare l’uomo che nel 1925, nell’ora del suo trionfo, lo aveva sfidato in Firenze insieme con Ernesto Rossi, pubblicando il “Non mollare”; — l’uomo che nel 1926, insieme con Ferruccio Parri, aveva condotto Filippo Turati a salvamento fuori d’Italia; — l’uomo che nel 1927, nel processo che ne seguì a Savona, si era trasformato da accusato in accusatore e aveva strappato una condanna che era un trionfo morale; — l’uomo che nel 1929, insieme con Emilio Lussa e Fausto Nitti, gli era sgusciato fra le dita da Lipari, in un’evasione che è passata alla storia insieme con quella di Felice Orsini e di Pietro Kropotkine; — l’uomo che, appena arrivato a Parigi, aveva ripreso contro di lui la lotta senza quartiere, forte solamente della volontà propria indomabile e delle solidarietà fraterna e devota di pochi amici: — l’uomo che nel 1930 aveva scoperto in Bassanesi un giovane capace di montare un areoplano e, con poche ore di esercizio, partire dalla Svizzera e rimanere per mezz’ora nel cielo di Milano