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Esprimevamo queste esigenze in forma generica, mentre nello stesso numero del giornale appariva un mirabile studio — Nuova Generazione — che forniva un’acuta quanto generosa interpretazione del dramma della nuova generazione europea. Nessuno era riuscito sinora come l’autore di questo scritto — uno spirito veramente europeo — a dissociare nei suoi componenti uno stato d’animo che riesce ai più inafferabile o ripugnante.
Ribellione antisociale, questa dei giovani d’oggi, giudica A. C., irrisione a freddo di tutti i valori prostituiti da mezzo secolo di pratica «democratica», frenesia di evasione, delirio di cimento, qualunque esso sia, spirito d’avventura, nihilismo che si accompagna, con contraddizione solo apparente, alla accettazione di discipline di inaudito rigore.
Non è solo scetticismo, non è solo carrierismo, esaltazione sportiva, volgarità. Questa ribellione che a noi appare cieca e assurda è il riflesso dello sgretolarsi di un mondo, della precarietà di tutti i destini, dell’universale corrompersi di ogni principio e misura.
La conclusione dell’A. non è pessimistica.
«Quello che induce a bene augurare della gioventù contemporanea (s’intende della élite) è la brutale coraggiosa sincerità. Vogliono la verità assoluta. Ma si sentono oppressi e nauseati dai residui di religioni infrante e di fedi naufragate che ingombrano la civiltà occidentale dopo il grande uragano. Quando rifiutano di discutere, quando chiudono la bocca al-
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