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ch’io viva ritirato o cammini leggendo attentamente un giornale, i compagni ammiccano. C’è chi mi dice: «Le hai prese, eh?».

Io sorrido dolcemente e rispondo: «No, no, sono caduto ieri, in giardino».

Il secondo appuntamento va pure a vuoto. Dolci solo rifà la nuotata e torna ubriaco. Per vincere il freddo s’era bevuto mezzo litro di cognac.

Siamo a terra, letteralmente «a terra». Le tempeste succedono alle tempeste. I nostri nervi, già provati da cinque mesi di attesa, sono percorsi dalla corrente elettrica.

Finalmente sappiamo. La tempesta, un quasi naufragio. Poi guasti.

Sia fatta, Destino, la tua volontà.

Un altro anno di confino ci aspetta.


Quarto tempo.

Quattro dicembre. Dolci parte. È duro il distacco. Si porta via un lembo di cuore nostro. È deciso che a marzo fuggirà per aiutarci. Bravo Giovacchino, qua la mano. I suoi occhi profondi, su cui le palpebre calano con lenta sapienza, sono tanto tristi. Addio, addio. Dove, quando ci rivedremo? In acqua, speriamo.

Sbarca Bartellini, socialista di Trieste, ottimo acquisto. Torna anche mia moglie dalla lontana Inghilterra, dove era vissuta aspettando. Fiasco totale, senza speranza.

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