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munisti-liberali) nel senso che riconosciamo quel che di vitale ciascuna di queste posizioni, in sia pure varia misura, contiene. Nel socialismo vediamo l’idea forza animatrice di tutto il movimento operaio. La sostanza di ogni reale democrazia, la religione del secolo. Nel comunismo la prima storica applicazione del socialismo, il mito (assai logorato, purtroppo), ma soprattutto la più energica forza rivoluzionaria. Nel libertarismo l’elemento di utopia, di sogno, di prepotente, anche se rozza e primitiva, religione della persona.

Affermiamo la necessità di una nuova sintesi, e crediamo che nei suoi termini essenziali, G. L. si avvii a darla. In ogni caso ci sembra che nessuno dei vecchi movimenti proletari sia capace, da solo, di assolvere ai compiti centrali della lotta contro il fascismo.

Questa lotta, ideale e pratica, chiede oggi di essere condotta contemporaneamente su due terreni: un terreno elementare, che sia di risveglio, di iniziazione del popolo alla libertà e alla difesa delle sue condizioni di vita; e un terreno ideale, finalistico che sia di educazione di una nuova classe dirigente, della nuova «élite» rivoluzionaria, di contrapposizione del mondo dei valori umanistici del socialismo al mondo inumano del fascismo.

Le due lotte non sono diverse, staccate nel tempo e negli obbiettivi; ma aspetti necessari e legati di una lotta unica che trascende le possibilità di ogni singola corrente.


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