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tuna del loro movimento come tale, ma lo sviluppo della Rivoluzione Italiana, l’autoliberazione, l’autoemancipazione del popolo italiano, il sorgere, sulla rovina dei fascismi, di una nuova Europa. G. L. è per loro uno degli strumenti, un quadro d’azione che mai potrà sostituirsi al fermento di liberazione del popolo. Essi sono talmente convinti che dopo quindici anni di fascismo la Rivoluzione Italiana procederà per vie imprevedibili, creando nuove forme e organi di vita politica, espressione della nuova realtà sociale, che considerano assurde e miopi le querele e le accademie di esilio. Perciò favoriscono in ogni modo, su tutti i settori, l’avvicinamento tra le forze antifasciste per unificare la lotta e in particolare la fusione, non improvvisata, non meccanica, delle correnti proletarie.
G. L. — già avemmo occasione di scriverlo all’inizio di questa serie di articoli — è un movimento che ha ormai un netto carattere proletario. Non solo perché il proletariato si dimostra dovunque come l’unica classe capace di operare quel sovvertimento di istituzioni e di valori che si propone; non solo perché nel seno del movimento gli elementi proletari hanno sempre maggior peso; ma perché nell’esperienza concreta della lotta ha misurato tutta l’incapacità, lo svuotamento della borghesia italiana come classe dirigente.
Certo non é facile definire G. L. in base alla terminologia usuale dei partiti proletari. In base a questa terminologia dovremmo definirci ad un tempo socialisti e comunisti e libertari (socialisti-rivoluzionari, co-
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