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smo in Europa, rischiò di diventare tutto pensiero e critica; cioè, in una lotta com’è quella che ci confronta, quasi utopia.
A richiamarla alla realtà, a ridare speranza ai compagni italiani e a offrire nuove occasioni di propaganda e di lotta, vennero le giornate di Vienna, l’insurrezione delle Asturie, la riscossa francese; mentre la rottura della Concentrazione, ormai ramo secco, e la nascita del settimanale, la costringevano a darsi anche all’estero una prima ossatura organizzativa favorendo l’incontro tra un gruppo di intellettuali e gruppi di operai.
È appunto tra il 1934 e il 1935 che G. L. acquista quei caratteri che ha tutt’oggi e che ne formano la vera originalità: l’unione, per la prima volta tentata, tra un’energica, ostinata volontà di azione e di lotta pratica, con una grande larghezza e intensità di vita intellettuale. Di questa unione il giornale, di cui proprio in questi giorni si compie il primo triennio di vita, e la partecipazione alla lotta armata in Spagna, costituiscono i due esempi più significativi.
G. L. aspira ad essere ad un tempo organizzazione rivoluzionaria e sforzo di cultura; movimento politico e centro di vita. Si potrebbe definire «un partito in formazione» se l’espressione «partito» non implicasse una visione sezionale della politica, un formalismo e anche un fanatismo che possiede in troppo scarsa misura.
Ciò che preme agli uomini di G. L. non è la for-
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