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senza di quadri efficienti, la lotta sulle posizioni di concentrazione democratica socialista. Le feste del decennale, l’ingresso di 6.000.000 nuovi membri nel partito fascista, la nuova demagogia corporativa, ingenerarono in larghi strati dell’opposizione la convinzione che ormai il fascismo sia stabilizzato, una nuova generazione si affaccia, con la quale è necessario fare i conti. Anche quando è antifascista lo è con mentalità e preoccupazioni diverse da quella dell’opposizione combattiva del periodo post-aventiniano, con la quale ha perduto, oltretutto, quasi ogni contatto. Il fascismo, ai suoi occhi, non è più la parentesi irrazionale; è la norma, il quadro necessario dell’esistenza, il punto di partenza per ogni azione. Essa si rende conto dell’insuccesso della generosa ma tardiva controffensiva dell’opposizione. Non si accontenta più di una propaganda generica spicciola, basata sulla speranza del rapido sviluppo di un moto insurrezionale. Vuole degli ideali, e più ancora delle idee, una autonomia di posizioni, una lotta meno legata all’attualità.
Fu per G. L. un periodo delicato di passaggio. Da alleanza di azione basata su un minimo comune denominatore politico, doveva trasformarsi in movimento politico, darsi un programma, sopratutto ridare all’antifascismo che sembrava esaurito, un serio contenuto intellettuale. Se non si voleva improvvisare era giocoforza passare attraverso una fase di studio e di discussioni, senza tuttavia mai abbandonare il lavoro pratico.
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