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fiducia nella vittoria della rivoluzione spagnuola, nonostante tutti gli aiuti, gli intrighi, le mediazioni.

Si riassumono tutte in un unico fatto centrale: la rivoluzione.

Può darsi che necessità di politica e propaganda all’estero nei paesi di democrazia borghese consiglino gli stessi spagnuoli di presentare la guerra civile come una semplice resistenza contro la ribellione di una minoranza reazionaria armata a un governo legale espressione della volontà della maggioranza, e può darsi — e ne dubito — che convenga dire che lo scopo della guerra è quello di ristabilire la repubblica democratico-parlamentare.

Ma la verità è che nella Spagna libera è in corso, anzi è già avvenuta, una grande storica rivoluzione che difficilmente può conoscere ritorni. Gli operai controllano le grandi fabbriche; i contadini hanno avuto le terre; il profitto non è più il motore della produzione; le vecchie caste e classi dirigenti sono spazzate; la cultura è resa accessibile al popolo; una nuova classe dirigente sale dal basso; tutta la vita si organizza, oggi in vista della vittoria, domani in vista del benessere materiale e della elevazione morale del maggior numero. Non sono possibili retrocessioni. La rivoluzione non si svuota. Più continua la guerra e più le necessità stesse della guerra svilupperanno e consolideranno le conquiste della rivoluzione.


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