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tengono alta la bandiera della libertà e della rivoluzione nel mondo.
Dove vanno? Vanno in realtà verso la patria ideale, la patria per cui lottammo in Italia, per cui lottiamo oggi nell’emigrazione, per cui soffrono in galera tanti compagni nostri, per cui tanti sono morti, Viezzoli, De Rosa, Angeloni, Picelli, Jacchia, Falaschi, Centrone.
Dopo i lunghi anni di esilio io confesso che fu solo quando varcai le frontiere della Spagna, quando mi iscrissi nelle milizie popolari, e rivestii la tuta, divisa simbolica del lavoro armato, e imbracciai il fucile, che mi sentii ridiventare uomo libero, nella pienezza della mia dignità.
All’estero siamo sempre e sempre saremo dei minorati, degli esuli. In Spagna no. In Spagna ci sentiamo pari, fratelli. Dopo essere stati obbligati tanti anni a chiedere, magari solo il sacrosanto diritto al lavoro e alla residenza, in Spagna abbiamo la gioia di dare.
Non fosse che per questo, la partecipazione in persona prima alla lotta in Spagna, rappresenta una esperienza preziosa e bellissima. Torneremo, torniamo già dalla Spagna rinnovati, ringiovaniti, anche se talvolta zoppicanti. Il nostro orizzonte si è allargato, ingigantito, arricchito della esperienza senza pari di una rivoluzione e di una guerra in un paese per tanti lati simile al nostro, attanagliato da problemi spesso non diversi dai nostri, a contatto con un popolo che è, a mio avviso, il popolo più nobile, più simpatico, più
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