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zionale capacità organizzatrice e animatrice. Dovunque Garcia Oliver si presenti, l’atmosfera si rasserena. Entrano con lui l’ottimismo e la giovinezza. Col suo passo sicuro e un po’ spavaldo dà sicurezza; col suo sorriso aperto e fresco, entusiasmo.

Ricordo al fronte un discorsino improvvisato di Garcia Oliver ai militi di una centuria, pronunciato dal pergamo di una chiesa. Cominciò evocando il viaggio di Ulisse e le vere virtù della guerra, coraggio e intelligenza; e terminò con una benedizione scherzosa. Ricordo ancora la sua impassibilità a tavola mentre scoppiavano intorno le bombe dei Caproni, e la predica a un motorista impaurito, che gli fornì l’occasione di esporre una concezione dinamica e combattiva della vita.

Sono stato 75 giorni al fronte e in trincea con gli anarchici. Li ammiro. Gli anarchici catalani sono una delle avanguardie eroiche della rivoluzione occidentale. È nato con essi un nuovo mondo che è bello servire.

Rivoluzionari dottrinari, riformisti della lettera, uomini della II e III Internazionale, governanti di Madrid, che storcete la bocca quando si parla dell’anarchismo catalano, ricordatevi il 19-20 a Barcellona: uno dei migliori generali della Spagna, Goded, aveva preparato scientificamente l’assassinio della Catalogna. 40.000 uomini della guarnigione occupano di sorpresa i punti strategici. Barcellona è teoricamente caduta.

Ma a Barcellona è la C.N.T., sono migliaia di o-


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