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del socialismo occidentale. Si riallaccia a Bakunin e a Proudhon, alla Iª Internazionale, e ha sempre proclamato la virtù dell’organizzazione operaia. È anzi proprio per questa sua fede prepotente nella organizzazione operaia e nell’azione diretta, che ha combattuto i partiti politici socialisti, nei quali vedeva, come Sorel, un pericolo burocratico e riformistico.
I comunisti libertari della Catalogna sono dei volontaristi, per i quali il processo sociale non è il risultato meccanico dello sviluppo delle forze produttive, ma dello sforzo creatore e della lotta delle masse.
Il socialismo marxista parte dalla massa, dalla collettività. Il comunismo libertario parte dal singolo. Vuole personalità forti, coscienti, sociali che affermino nella cerchia della loro vita interna ed esterna il fatto emancipatore. La rivoluzione deve fare dell’uomo lo strumento, la misura, il fine. Non accentramento e regola burocratica; ma libertà attiva, positiva, in tutte le sfere dell’esistenza. Umanesimo libertario, ecco che cosa è l’anarchismo catalano. Nota è la sua passione di cultura. Il suo più grande martire è un educatore, Francisco Ferrer. La Catalogna pullula di riviste, di cenacoli.
Gli anarchici «espropriatori», i Durruti, gli Ascaso, i Garcia Oliver, i Jover, al tempo in cui venivano trattati da banditi, fondavano a Parigi una... libreria editrice. (E Stalin non è stato anche lui un «espropriatore»?).
In Catalogna sta nascendo una nuova forma di de-
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