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La ronda è finita. Sotto la cresta su cui corre la trincea c’è uno spiazzato breve. Là mi stendo vicino ad alcuni compagni. E dormo fino alla prossima ronda.
(Fronte d’Huesca) 23-26 agosto.
Giornate di organizzazione e di lavoro duro. Dobbiamo guardarci su tre fronti e non abbiamo collegamenti. Temo un attacco di sorpresa dai valloni tortuosi che salgono da Almudebar. E per l’appunto in quella direzione il nostro fronte è più sguarnito. Angeloni che comanda la compagnia mitragliatrice, vuole tenersi alla consegna, che è di sbarrare la strada. Io, che comando la compagnia fucilieri, non sono convinto e chiedo uno spostamento delle mitragliatrici. Alla fine ottengo che una delle mitragliatrici si porti sul nostro fronte.
Non è facile tenere i compagni sulla posizione durante il giorno. La lontananza del nemico e la scarsità d’acqua inducono all’esplorazione dei dintorni. Chi va per recipienti e mezzi di trasporto, chi per semplice spirito d’avventura. Senza contare il lago.
Il terreno e il sole comandano la guerra. Da quanto ho potuto capire nelle conversazioni avute con militi spagnoli, la guerra qui si fa fino alle nove del mattino; solo in casi straordinari sino alle dieci. Dopo, il caldo e l’arsura impediscono ogni combattimento. Sacre poi sono, da una parte e dall’altra, le ore della comida, del pasto. Quando c’è battaglia, il combat-
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