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rispondono. Una nuova luce si accende improvvisa nella pianura sottostante, nella nostra zona. Un’altra ancora, più lontana, fa pensare a un faro fisso. Entrano entrambe nel colloquio notturno, luci spie, luci traditrici, che raccontano quello che hanno veduto durante il giorno lungo le strade polverose, nei villaggi sporchi e congestionati, e quello che hanno ascoltato dalla ingenua confidenza dei miliziani o attraverso il filo dei rari telefoni.
La conversazione si complica, si allarga. Una, due, tre stelle filanti tagliano veloci il cielo con una semplicità sicura ed elegante. A destra delle luci di Almudebar si accende una piccola costellazione tremolante e ci rivela un villaggio. Più lontano un’altra costellazione, un altro villaggio. È come una musica di luci col tema fisso delle segnalazioni e l’accompagnamento ritmico delle costellazioni.
Al chiarore di una lampadina cerco sulla carta Michelin — l’unica esistente — il nome. Non c’è dubbio. La prima costellazione è Alcalà de Gurrea. Ma la seconda? Sulla carta non sono segnati nelle vicinanze altri paesi. Evidentemente non interessano nonostante il nome grandiloquente. Eppure nella notte sono questi paesi che ci ricollegano alla vita del nostro mondo abituale, luci multicolori di Parigi, Marsiglia, Barcellona, confusione di réclames e torrenti di vetture sui boulevards e i Campi Elisi. Ci vuole un certo sforzo per ricordarsi la guerra. Dov’è la guerra? Solo il grido insistente e triste delle civette rompe il silenzio.
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