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Notte dal 22 al 23 agosto.

La notte è scesa veloce. Dopo il gran fuoco del giorno l’aria ha un che di morbido e di palpabile. Una brezza lieve soffia da occidente sull’oceano di terra umida, carezzando il viso e asciugando il corpo affranto.

Immensamente lunga ci è sembrata questa prima giornata vissuta tra terra e sole: giornata - barriera verso il nostro passato. Siamo soli, in cento su una piega dell’altipiano, stretti da una solidarietà necessaria e totale. Il bene che voglio ai compagni diventa istintivo, quasi fisico. Essi sono tutta l’umanità. Lungo la trincea, attorno alle improvvisate cuccie circolano ombre; e il timido sussurrìo delle ultime conversazioni rispettose della notte è commovente. Ogni tanto una, due ombre filano contro il cielo e le montagne, personaggi strani del mondo notturno.

La profondità densa del cielo rende straordinariamente luminose le stelle. Migliaia, milioni di stelle intrecciate in costellazioni capricciose per i nostri occhi ignoranti. Fissandole, il ritmo della loro luce sembra un respiro. Miseria notturna della terra in cospetto a questa ricchezza inesplorata del cielo.

Ma ecco che a levante si scoprono delle luci, tre grandi luci geometricamente allineate. Huesca. A occidente, altre luci corrispondono in direzione di Almudebar. E tra quelle luci si inizia uno strano linguaggio di segnali. Sono i nemici assediati che cor-

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