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capo al mondo, anzi in fondo al mondo, a fare la guerriglia in Aragona.

Contro uno sportello è addossato un mulo. Sul predellino di destra sono seduti due compagni. Tra la fiera, il circo e l’accampamento. Ridi Calosso. Gioventù nostra non sei finita, la vita ci offre un supplemento. Non c’è nulla di più inebriante che il sentirsi capaci di trasformazione, di evasione dal monotono quotidiano, autori e attori assieme del proprio destino contro ogni regola e logica. Ci bombardiamo di frizzi e paradossi, poi il discorso si fa più serio, la Spagna, Unamuno, l’universalismo spagnolo, la sua tragicità ma anche il suo effimero, la necessità di passare dalla guerriglia alla guerra, dal crepuscolo alla coscienza.

Ogni tanto lo sportello si apre, qualcuno cerca di entrare; tramestìo di corpi e di armi.

Sonno di bambini sulla piazza di Vicien, quartier generale della colonna Ascaso.

Alle quattro giriamo con la tuta a metà rovesciata sulle spalle alla ricerca di un piccolo rigagnolo dove centinaia di miliziani si lavano visi, mani, piedi.

Vicien non è un gruppo di casolari. È un Comune di 200 anime. I contadini hanno proclamato il comunismo libertario. Alcuni proprietari sono stati fucilati.

Huesca è a sei chilometri. Sentiamo il cannone.

Ricognizione con Ascaso al nostro futuro fronte. Fronte per modo di dire perché la zona è res nullius.


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