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dossa, invece, senza sforzo, la tuta, il suo vestito di tutti i giorni.

Fascisti, che studiate minuziosamente composizione e colori della divisa, Hitler, che racconta in Mein Kampf di averla discussa giornate intere col sarto, e voi, troppo programmatici rivoluzionari insurrezionisti, ecco come salta fuori l’uniforme nuova. Carlyle potrebbe aggiungere una nota al Sartor Resartus. Sì, l’abito fa la rivoluzione.

L’intellettuale che s’infila per la prima volta la tuta prova un sentimento ineffabile di letizia.

— Ecco, mi spoglio del mio passato, delle mie abitudini e necessità borghesi per consacrarmi alla causa dei lavoratori. Entro nella rivoluzione col solo corpo e l’anima. Saremo fratelli, compagni in tuta. Ogni distinzione è sparita, come ogni grado.


19 agosto — sera

Partiamo dopo la estenuante attesa. Non solo i fucili ci hanno dato, ma quattro mitragliatrici che dobbiamo guardare a vista. La sezione italiana parte per prima, con 18 muli e una cucina da campo. Siamo di tutti i partiti. Anarchici, giellisti, comunisti. Due ali di popolo salutano lungo il percorso fino alla stazione i vecchi soldati che marciano al passo e cantano.

Il treno-tradotta fa fatica a partire. Addio Barcellona, addio civile Europa, vecchia politica e famiglietta giovane. Andiamo in Aragona, verso la pietrosa, in-


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