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lan, Santillan... Più che una caserma, Pedralbes sembra un collegio all’ora della ricreazione.
Migliaia di volontari vivono, mangiano, dormono, fanno istruzione ultra sommaria, a Pedralbes. Il tapum dei Mauser, che si provano al tiro a segno nel cortile adiacente, traversa, spesso, il baccano. Ma è raro che il miliziano, cioè l’operaio trasformato in soldato, riesca a tirare qualche colpo di fucile a salve prima di partire per il fronte.
— Sparerete lassù. Lassù vi daranno tutto, cartucce, cartuccere, elmi, calze, scarpe, bombe, piatti, cucchiai.
Invece «lassù» non c’è niente, o c’è poco. Appena un camion di fucili arriva, una colonna parte.
Sembra che la guerra sfugga di mano. La guerra che si immagina con occhi cittadini, come barricata e insurrezione.
— Quando, ma quando si parte?
— Mañana (domani),
Mañana, la parola fatidica, la formula-chiave della psicologia e della tecnica di questo popolo adorabile, ma lento e disorganizzato. Con la musica ampia dei suoi tre a, mañana sembra spalancare tutto l’avvenire.
Dal cortile giunge un fragore umano. Grida, applausi, inni. Poi, nell’improvviso silenzio, un discorso impetuoso. È un comizio nell’immenso cortile, è il saluto della colonna Ascaso che parte.
Parte la colonna Ascaso su tre fila. I compañeros si tengono a non marciare al passo, fanno uno sforzo
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