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Certo dalla vittoria spagnola anche la causa della libertà italiana uscirà rafforzata.
Un mese fa l’orizzonte era grigio, nessuna speranza soccorreva. Ora ecco lo squarcio, e una grande luce all’orizzonte.
Mentre in Abissinia la battaglia tra il fango e le piogge riprende alle porte stesse di Addis Abeba, l’impero nascente vacilla.
Sgomentato dal fallimento del disegno di conquista immediata, il generale spagnolo fascista ordisce nuove congiure con le dittature. Franco spavaldamente annuncia l’incidente internazionale che vendichi con una conflagrazione generale la sconfitta locale.
Tutti eguali, i fascisti. Prepotenti nella vittoria, ricattatori e vili nella sconfitta.
Lo stretto di Gibilterra è tutto una mina. Da un’ora all’altra la situazione può precipitare, perché i fascismi, forti delle esperienze passate e delle dichiarazioni sempre timide e rinunciatarie delle democrazie, si fanno sempre più provocanti. Con chi non darà mai l’alt, tutti i rischi si possono correre impunemente.
Ma il popolo di Spagna non è la diplomazia d’Occidente.
La commedia diplomatica volge al suo termine.
Ideali, passioni, forze pure riprendono laggiù il sopravvento.
Non è più la cronaca della Bisanzio borghese.
È un grande capitolo dell’epopea proletaria.
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