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chiarazione di fallimento, si riuscirà a nascondere ai popoli la realtà della situazione.

Ma i popoli alla fine comprenderanno. Comprenderanno perché per quindici anni fu detto loro che la pace non è possibile senza il disarmo e senza l’organizzazione di una comunità internazionale capace di imporsi a tutti i dissenzienti. Quando vedranno che in luogo di disarmare si riarma, che su sette grandi potenze mondiali quattro sono fuori della Lega (e delle tre che restano una è l’Italia fascista!), che la Germania non ritorna a Ginevra, allora l’idea della fatalità della guerra, che nella psiche prebellica era latente ma velata dallo stesso scetticismo secolare sulla possibilità di una pace definitiva, si impadronirà dei popoli con una violenza, con un’angoscia così grandi da precipitare non la rivoluzione, come pensano certi estremisti, ma il conflitto.

E ancora! Non contiamo troppo sulla stanchezza dei popoli. I popoli che si dicono stanchi, proprio in ragione della loro stanchezza, della loro miseria, di questa crisi senza uscita, crederanno di trovare nella guerra la salvezza o almeno l’evasione dal tragico quotidiano. Vorremmo essere cattivi profeti, ma noi temiamo che già oggi quella parte del popolo tedesco che è fanatizzata da Hitler andrebbe alla guerra con frenesia, con gioia; come con tripudio vi andrebbe una parte della gioventù italiana. Mussolini non faceva solo della retorica quando diceva che egli avrebbe potuto portare la temperatura del popolo - o di quella parte di

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