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quentemente su autorevoli organi britannici, alla guerra preventiva.
Ma la guerra preventiva è improbabile. Le guerre preventive sono operazioni strategiche che possono alle volte risparmiare una guerra sanguinosa e terribile a più lunga scadenza, ma non sono possibili, o difficilmente possibili, in regime di democrazia. In regime di democrazia le opinioni pubbliche, se non comandano, frenano, ritardano gli impulsi volontari. L’opinione pubblica in Francia e in Inghilterra è ostile alla guerra preventiva e anche ad una pressione economica e militare. Non vuole saperne, dopo l’esperienza della Ruhr, di avventure, di colpi di testa, di generali che riprendono a comandare; non vuole saperne di «ficcar lo viso a fondo», di essere costretta a riconoscere che la pace concepita come assenza di guerra, come stato negativo e passivo, è una pace precaria e poltrona che alla lunga cede all’assalto delle forze volontarie che portano alla guerra.
Non vuole saperne sopratutto - e chi potrebbe condannarla? - di agire contro la Germania in base al Trattato di Versailles. Il Trattato di Versailles è condannato nella coscienza dei popoli. Una guerra preventiva fatta in nome del Trattato di Versailles sarebbe un’impresa miserabile, che non sanerebbe il male, ma lo aggraverebbe, che isolerebbe non la Germania, ma la Francia, e che ben lungi dall’abbattere il regime hitleriano lo rafforzerebbe in modo definitivo.
Una sola politica di intervento, volta a far rispar-
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