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E fanno 30.

Massimo Mila. Un giovane dall’apparenza esile, fine, anima delicata di poeta e di musicista, alpinista, accademico - oh, Italiani sportivi e guerrieri -, autore, a ventiquattro anni, d’un libro sul melodramma verdiano che lo rivelava uno dei primi critici musicali e scrittori d’Italia. Sì, Massimo Mila aveva conosciuto da giovanissimo Gobetti e la famiglia di «Rivoluzione Liberale». Sì, Massimo Mila aveva per amici degli antifascisti, perché non poteva avere che amici intelligenti. Dallo stato totalitario evadeva sulle ali della musica. Sgobbava per vivere, con la mamma e la sorella a carico, dando lezioni, redigendo enciclopedie, sempre sereno e dolce, con quel non so che di cherubino.

Otto anni, gli avete dato.

E fanno 38.

I Perelli, figlio e babbo. Il babbo impiegato di prefettura nella città provinciale, Cuneo. Il figlio segnato come pecora nera era stato processato e assolto dal Tribunale Speciale, dopo sei mesi di prevenzione nel 1932.

Sedici anni a una famiglia. Sedici anni di galera.

E fanno 54.

Monti. Sa Mussolini chi è Augusto Monti? Lo chieda ad Agnelli. La coscienza più pura, più nobile di Torino. Alla sua scuola è passata l’aristocrazia dello ingegno. Monti è l’Alain italiano. Scrittore, poeta, combattente. Adorava la scuola. A cinquant’anni la dovette lasciare, perché non respirava più. Viveva dando


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