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che mai il 17. La speculazione è abortita. Il duce ha fatto una gaffe. Naturalmente il duce conta sulla censura, conta sulla impossibilità in cui ci troviamo di opporgli in patria una smentita pubblica. Il giornale fuoruscito è la pulce in cospetto al Ministero della Propaganda elefante.
Altro che resa!
La favola della nostra «resa a discrezione politica (!)» farà dunque il giro d’Italia. Chi ci conosce alzerà le spalle. Chi non ci conosce ci riterrà provvisoriamente suicidati.
Ma poi? Poi la verità verrà a galla. Si saprà che G. L. continua come giornale a Parigi e come movimento rivoluzionario in Italia. L’annunziata resa si rivelerà come una ennesima truffa mussoliniana.
— Perché ha truffato? — si domanderà la gente. Evidentemente perché questa G. L. dà noia; perché si annette importanza ai suoi giudizi, alle sue ammissioni. L’opposizione esiste, l’opposizione conta. Un preteso riconoscimento dell’opposizione vale agli occhi del duce più di un omaggio di folla o di un indirizzo dell’Accademia d’Italia.
Il «Popolo d’Italia» ha infiniti abbonati e inserzionisti d’obbligo, ma pochissimi lettori. Ogni ditta, ogni società capitalista è abbonata a dieci, a cento, cinquecento copie che passa al macero, lieta di garan-
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