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questi fatti sono un prodotto storico, perfettamente spiegabile e naturale, dello sviluppo dei Sindacati. Per quanto inseparabili da certi inconvenienti, sono indubbiamente un male necessario. Ma la dialettica dell’evoluzione comporta logicamente che questi strumenti utili alla crescenza dei Sindacati si cambiano, ad un certo grado di maturità delle condizioni, in ostacoli alla continuazione di questa crescenza.

La specializzazione della loro attività professionale come dirigenti di Sindacati e la ristrettezza naturale d’orizzonte che è inerente alle lotte economiche sparpagliate, inducono i funzionari sindacali al burocratismo ed alla ristrettezza di vedute. Ora questi due caratteri hanno la loro espressione in tutta una serie di tendenze, che potrebbero divenire fatali all’avvenire del movimento sindacale. Bisogna contare fra esse, anzitutto, la tendenza a supervalutare l’organizzazione, che, poco a poco, da mezzo per tendere ad un fine, si cambia in un fine essa stessa, in un bene supremo, al quale debbono essere subordinati tutti gl’interessi della lotta. Così si spiega quel bisogno, apertamente confessato, di riposo, il timore di un rischio troppo forte, di pretesi pericoli per l’esistenza dei Sindacati, la diffidenza verso ogni azione spontanea della massa; così si spiega l’esagerata valutazione del sistema di lotta sindacale, delle sue prospettive e dei suoi successi.

I dirigenti dei Sindacati, sempre assorbiti dalla piccola guerra economica, avendo la missione di far apprezzare alle masse operaie il grande valore d’ogni conquista economica per quanto minima essa sia, di ogni aumento di salario o di ogni riduzione d’orario, arrivano insensibilmente a perdere essi stessi la percezione dei rapporti fra causa ed effetti e la visione generale del problema. Così si spiega che più di uno fra essi si dilunghi con tanta compiacenza sui milioni conquistati con gli aumenti di salario, e non insista al contrario sul rovescio della medaglia: sul peggioramento nelle condizioni della vita proletaria causato dalla politica fiscale e doganale con conseguente caroviveri, dalla speculazione sui terreni, che ha tanto rialzato il fitto delle abitazioni, da tutte le tendenze effettive insomma della politica borghese, annullanti in grande parte le conquiste delle lotte sindacali.

Della totale verità socialista, che ponendo in luce l’azione presente e la sua necessità assoluta, ne fissa i limiti e l’estensione, si difende così soltanto la mezza verità sindacale, non ponendo in luce che i risultati positivi della lotta quotidiana. Ed infine, l’abitudine di passare sotto silenzio i limiti obbiettivi tracciati dall’ordine sociale bor-