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3° Nella Reclusione in Carcere solitaria a pane e acqua, prolungata secondo la gravità degli addebiti.
Prima di terminare questi brevi, ma veridici cenni debbo lealmente confessare che tutto quello che è stato fin qui da me esposto non è che un’estratto di un conscienzioso Ministeriale Rapporto basato sui falli che io stesso ho recentissimamento veduti, e con calma verificati, rassegnato nel Dicembre dello scorso anno a S. A. I. R. l'Amatissimo nostro Padre, e Sovrano dal Commend. Sig. Presidente Bologna, cui lo aveva per obbligo d’Uffizio trasmesso il Commissario Sig. Bruzzi; nel qual Rapporto, e segnatamente nella parie finale si leggono queste precise parole: "L’Esperienza dimostra che al sortire dei Reclusi dallo Stabilimento sorge un bisogno grande di non abbandonarli a loro stessi, e di non restituirli talvolta a quei Genitori che sono stati causa prima dei loro trascorsi."
Io mi compiaccio di riferirle per chè consuonano con i miei costanti, e già manifestati desiderj, e con le massime di tutti coloro che con amor patrio applicarono i loro Studj a si importante riforma, e che senza prender parte alle Discettazioni, e Polemiche Teoretiche, meditarono molto sui resultati Pratici. Quindi io non posso che ripetere col ben noto Sig. Dottor Vingtrinier: „Point de Pénitenciers sans placement au dehors." Il frutto che é sperabile ottenere con sudori, e sacrifizj dai Sistemi di educazione correttiva si perderebbe ad un tratto, se quei sventurati che ottengono la loro liberazione non trovassero immediata-