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orde barbariche; potrebbe alcuno per avventura trovar difficoltà e un anacronismo nei nomi gentilizi; essendo che l’uso di essi sulle lapidi sepolcrali dei cimiteri romani non ecceda a fatica il principio del sec. IV. Se non che il ch. Autore, che preveduta avea ben l’obiezione, scioglie la difficoltà, e mostra ad evidenza, che, se l’uso del nome gentilizio sparì dalla epigrafia cimiteriale volgendo il IV secolo, nondimeno restò in vigore nei pubblici atti. Ora, riflettendo che i privilegiati di nobile tomba, tra le altre rozze e anonime del cimitero di Generosa, non poterono esser altri, (così pensa l’Autore), che i proprietari di quelle terre, i signori di quella rustica popolazione composta di poveri lavoranti e servi; che maraviglia vedere sulla tomba loro cotesta tenacità d’uso del nome gentilizio, distintivo di nascita e di superiorità?

Riepiloghiamo. Là ove i fratelli Arvali offrivano alla bugiarda loro divinità culto e sacrificio, fu il sepolcro venerando di magnanimi eroi del Cristianesimo: e il sacro luco pagano si convertì nel pietoso cimitero di Generosa. Tanto è vero, che la luce del Vangelo dovea rinnovar la faccia della terra: e sulle rovine del paganesimo inalzarsi la Chiesa di G. Cristo!

Il sacerdotale collegio dei dodici fratelli Arvali, ebbe ivi un lucus ed un templum sacro alla dea Dia, nel quale esso compiva periodicamente i suoi riti solenni e i sacrifici pro frugibus. Cotesto Collegio stette in fiore sino all’impero dei Gordiani. Decadde dalla sua primitiva dignità, imperando i due Filippi: e d’allora un silenzio profondo coprì d’impenetrabile velo la sua istoria. Finalmente, colpito dalle leggi degl’imperatori cristiani, onde abolivano l’idolatrico culto, ebbe tagliato e arso il sacro bosco; il suolo ridotto a coltura, e poi donato alla Chiesa. Se non che, col venir meno della dignità e floridezza dell’Arvalico collegio, non cessò il culto ambarvalico e il sacrificio pro frugibus; provando il ch. Autore come cotesto culto fosse degli ultimi a estirparsi. E quante angherie non ebbero invero a patire i cristiani, sul chiudersi del secolo IV, appunto per le Ambarvalia e le Lustrationes agrorum!

Tuttavia il maggiore ostacolo a cristianizzare quel luogo era svanito: e il papa Damaso potè bene, rasato il bosco, e dispersi gli Arvali per la costituzione dell’imperatore Graziano dell’anno 382, erigervi la basilichetta a onore dei santi Martiri che riposavano nel cimitero di Generosa. La contemporaneità della erezione di essa con la legge di Graziano contro i boschi e templi e sacerdozii pagani, non potrebb’essere più manifesta.