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56 | la roma sotterranea cristiana |
sto numero sterminato di medaglioni, evidentemente resulta l’identità del periodo di tempo, ch’essi offrono in complesso, con i limiti cronologici della sotterranea necropoli.
Ma non basta: anche da que’ svariatissimi ed innumerevoli oggetti, i quali formavano come la suppellettile e corredo costante dei sepolcri cristiani, trae nuova luce e dati per l’istoria della classica necropoli.
Innanzi però di descrivere ed illustrare nelle sue singole specie cotesto genere di attrezzi, cerca la cosa più interessante; l’uso, cioè, e lo scopo loro. Consacra perciò un lungo capitolo (XXIII) a dimostrare, sia contro la dottrina del dotto francese Raoul Rochette, che vede in quegli oggetti l’antica tradizione pagana di porre nel sepolcro gli utensili cari ai defunti, e contro Mons. Cavedoni, per il quale ogni oggetto è simbolo cristiano, che l’uso e lo scopo loro fu non tanto di semplice ornamento, quanto dì segno all’uopo di distinguere fra mille e mille i loculi dei cari; ond’è che nella tecnologia cimiteriale potrebbero appellarsi segni mnemonici. Con ciò spiega anche ottimamente il perchè di tanta varietà di materia, e di grandezza; e perchè si trovino messi là, comunque fosse, senza preconcetto disegno o simmetria, oggetti d’ogni maniera infranti, informi, inutilissimi; e sieno infissi nella calce nella fronte esterna del loculo, non entro il loculo deposti e chiusi col corpo del sepolto. Così non è a maravigliare che alcuni di cotesti utensili od ornamenti sentano, nelle figure e forme, del pagano; perocchè lo scopo loro di segno, e non altro, non offendeva per niente il sentimento religioso. Infatti ci ricorda molto a proposito il ch. Autore che la Chiesa, se proibiva ai cristiani, pena la scomunica, di fabbricare idoli e figure idolatriche, non proibiva però assolutamente agli artefici cristiani di fare, nè ai fedeli di usare, oggetti di forme ornamentali pagane i quali ordinati fossero agli usi comuni della vita, e non altro: exceptis iis rebus, dicono le costituzioni Apostoliche, quae ad usum hominum pertinent1. Per la qual cosa si vede aperto che l’uso fu più materiale che morale, ed estraneo al rito del sepolcro cristiano; nè sono perciò da confondersi con i rituali oggetti, come lucerne, e vasi con gli arnesi chiusi entro i sepolcri.
Sciolto così il problema dell’uso e scopo, viene all’esame di essi (cap. XXIV) nelle loro singole e particolari specie.
Considera anzitutto gli oggetti fissi a’ loculi, secondo l’origine e la postura dei sepolcri, e li partisce in quattro classi principali; ognuna