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dell’uso, anche presso i cristiani, di fabbricare abitazioni a contatto dei cimiteri per abitazione de’ custodi del Monumento, e dei fossori.

Ma, e delle chiesette, basiliche, monumenti ed altri sepolcrali edifizi, de’ quali fin qui abbiamo ragionato come di fabbriche disseminate un tempo sulla superficie del cimitero Callistiano, che cosa n’è oggi rimasto?

Al quesito risponde francamente il de Rossi (cap. X): non altro che quattro venerandi ruderi: un gigantesco mausoleo smantellato ed anonimo, sull’area presso la via Appia, là ove furono scavate le cripte di Lucina; un monumento quadrilatero presso la basilica de’ ss. Sisto e Cecilia; e due celle tricore dedicate, l’una ai detti ss. Sisto e Cecilia, e l’altra a s. Sotere.

Del gigantesco mausoleo parlò distesamente nel primo tomo1, congetturando, ma non senza valide ragioni, che il sepolcro fosse di un Cecilio o Pomponio, per le iscrizioni rinvenute, e per ragioni di parentela con Pomponia Grecina, la quale non fu estranea a dar mano e principio alla classica Callistiana necropoli; anzi sembra che debbasi riconoscere nella persona di lei quella Lucina, che le memorie ecclesiastiche ricordano vissuta a’ tempi apostolici. Che se in fatto della qualità cristiana di Grecina ebbe il ch. A. a rintuzzare nel II tomo l’opinione del ch. prof. L. Friedlaender, il quale, negando la cristianità di Grecina, credè infermare la esposta congettura; prende, in questo volume, nuovo animo a confermarla, da che lodata e dottamente difesa eziandio dal ch. sig. Wandinger di Monaco2.

Del monumento quadrilatero che oggi presenta l’aspetto di una torre, ne fa in brevi parole la descrizione, e gli assegna l’epoca del III o IV secolo. Che se ne abbiamo perduto l’antico suo proprio nome, egli vorrebbe credere, per certe memorie (ritrovate nelle sotterranee gallerie di esso) intorno a’ discendenti di santa Paola Romana, che il nome dovesse aver preso dai congiunti ed affini di cotesta celebre Matrona.

Più si diffonde nel ragionare degli altri due avanzi monumentali: la tricora di s. Sisto; e l’altra di santa Sotere (cap. XI). È vero che il ch. p. Marchi avea già scritto e dell’una e dell’altra, ma non così esattamente, che bisogno non fosse, dopo i nuovi lumi apportati dal progresso delle archeologiche discipline, tornarvi sopra. E il de Rossi, come riassunse e compi nel tomo II3 il pensiero dell’illustre Maestro

  1. Pag. 306 e segg.
  2. Pomponia Graecinia. Monaco, 1873.
  3. Pag. 4 e segg.