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40 | la roma sotterranea cristiana |
poi nel sec. IV si convertirono in Martirio (μαρτύρια), in chiesette e basiliche: le quali però non sempre significarono edifizi monumentali, ma qualunque semplice sepolcro; e corrispondeva loro il sinonimo di cella aeterna, domus aeterna, perpetua ecc.
Cella o cubiculum valser indistintamente a significare funerario edifizio, che avesse all’interno delle stanzette a emiciclo, le quali servivano alle riunioni o conviti, e si dicevano exedrae o apsides; e queste erano pur formate da altri vani, che davano in pianta tanti segmenti dell'emiciclo, destinati al clero. Di cotesti vani originò il coro. Secondo che poi era il numero delle absidi, si diceva la Cella, tricora, octacora ec.
Si dubitò se coteste Celle cimiteriali si chiamassero anticamente basilicae. Ed ecco il nostro ch. A. scioglie oggi il dubbio, dimostrando che nonostante basiliche si dicessero comunemente le grandi aule quadrilunghe divise in più navi, pure la classica epigrafia ci testimonia che basiliche pur si chiamarono i minori oratorii, quali erano le cellae, le cubicula, le exedrae e le memoriae; e ne trova testimonianza nel comento del dotto p. R. Garrucci, sopra un epitaffio Puteolano del fanciullo C. Nonio Flaviano1. Quando però principiasse a essere in voga il nome di basilica tra’ cristiani, distingue l'accorto Autore tra’ cristiani di Roma, e que' di fuori, segnatamente dell’Affrica. Perocchè, se può dirsi che i cristiani dell’Affrica chiamavano basiliche le loro cellae e casae anche avanti l'era costantiniana, que’ di Roma non principiarono prima del trionfo della Chiesa; e dimostra molto bene che nei primi tre secoli, i luoghi ov’essi cristiani convenivano ai divini misteri e alle religiose istruzioni, non sappiamo che si chiamassero altrimenti che domus, ecclesia, conventicidum o simili, e, se vuoi, anche οἶκος, e κυριακόν.
Di costa ai cimiteri e a’ grandi monumenti, non aborrirono i cristiani l’uso pagano di costruire abitazioni speciali per coloro che ne avevano la custodia: e in testimonianza ne adduce il ch. Autore e la bella iscrizione greca che, tratta dalla Biblioteca Vaticana, qui riproduce (pag. 432), ed un’altra (ch’ei chiama insignissima) sventuratamente mutila, del secolo VI e VII incipiente, la quale ricorda i restauri fatti al cimitero della Basilica di s. Paolo da un certo pietoso Eusebio. Fu edita dal Bosio e da altri, ma non troppo felicemente letta e supplita nelle originali lacune. Ond’è che il ch. Autore ne riproduce l’esatto originale avuto sotto gli occhi, e, supplendo ove manca, la espone intieramente (p. 463 e 64) a rendere testimonianza
- ↑ Bullet. d’archeol. napoletano, Ser. 2.ª, T. I, p. 36 e segg.